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Deckbuilding – Il fascino indiscusso del fai-da-te

Il terzo millennio è l’era del fai da te. Sono gli anni dei mobili Ikea, dei video di cucina su Youtube e del porno gratis. Magic, in controtendenza come un salmone che risale un torrente, ha visto fiorire il netdecking, ai danni del deckbuilding. E’ più semplice, e più redditizio, approfittare dell’esperienza altrui, adottando soluzioni collaudate, che gettarsi nel buio. Meglio usare mazzi testati da decine di persone, perfezionati da giocatori professionisti, con liste ottimizzate nel minimo dettaglio, che avviarsi lungo un sentiero lastricato di delusioni e drop prematuri ai tornei.
In realtà ogni formato offre spazio a soluzioni innovative. Se in quelli più consolidati risulta molto più difficile inventare qualcosa, il Pauper offre un substrato più fertile ai fanatici del deckbuilding.

There’s no heaven

Molti considerano il Pauper una sorta di brewer’s paradise, ovvero il paradiso del deckbuilding. Un luogo magico dove tutto è concesso, e i Persistent Petitioners scorrazzano liberamente macinando carte e bevendo bourbon scadente. Dannati yankee.
Questa convinzione, completamente errata, è legata al power level del pool di carte, e soprattutto alla percezione di questo da parte del giocatore medio. Se in modern le carte “strutturali” quali counter, cantrip e utility non sono il massimo, vi sono però un sacco di minacce davvero efficaci, che al Pauper mancano. Da qui a dire che tutto è giocabile, con un chilometrico volo pindarico, il passo è breve (sob).

Se credete a queste sciocchezze, provate ad immaginare il vostro zio con la chierica e la pancia, con addosso una tutina da motociclista ed un casco tamarro, in mezzo alla griglia di partenza di un gran premio di Moto3. Il fatto che il suo culo non sia su un bolide da 350 km/h, ma su uno da 250, non gli dà certamente più possibilità di arrivare in fondo alla gara.
In realtà si tratta di un formato ad altissima efficienza, soprattutto per quanto riguarda i mazzi a base blu, meno spettacolare e più concreto del Modern. Decisamente più simile al Legacy come struttura.

Non si studia l’astrofisica su Focus

Il mito dell'”Eden degli imbusta-merda” è stato reso celebre da numerosi creatori di contenuti. In primis il Professore, il principale youtuber legato a MtG. I suoi video hanno contribuito moltissimo alla diffusione del formato nel mondo. Contengono diversi spunti interessanti, sono gradevoli, ma rappresentano il punto di vista sul Pauper di un giocatore casual. Se mi sostituissero a Collovati a Quelli che il calcio sicuramente il livello di sessismo rientrerebbe nella soglia dell’accettabile, forse sarei anche in grado di fare qualche commento tecnico sensato, ma in generale la trasmissione ne risentirebbe.
Il Professore è un bravissimo divulgatore ed intrattenitore, ed è così che va preso, ma se volete studiare astrofisica non andate in edicola a comprare Focus. Evito di parlare di Ullman, perchè in quel caso l’esempio sarebbe un più appropriato “se dovete dare un esame di anatomia, non ripassate l’intera filmografia di Selen”.

Apprezzo moltissimo il lavoro di persone come Deluxeicoff, Anynewprovince, dello staff di MagicGatheringStrat e del Professore stesso, e invito tutti gli appassionati di Pauper a seguire i loro contenuti. Non considerateli però video “educativi”. Divertitevi, approfittatene per prendere qualche spunto interessante, ma restate critici. In alcuni casi, molto critici.

Deckbuilding (is not) for dummies

Il fatto che Gray Ogre non sia giocabile, non significa che non ci sia spazio per l’inventiva in Pauper. Legacy, Modern e Standard possono contare su una base di giocatori più numerosa, su una lunga tradizione, su professionisti con tempo, esperienza e abilità per “risolvere” il formato, o almeno provarci. Fino ad ora tutto questo è mancato al nostro formato preferito, lasciando più vie inesplorate.
Per ideare e perfezionare un buon mazzo ci vogliono metodo, competenza e conoscenza del metagame. Si tratta di un processo molto difficile, che mi piacerebbe affrontare nel dettaglio in futuro. Per il momento vi lascio con un consiglio: se vi piace creare nuovi archetipi, prima imparate a conoscere quelli consolidati.  Giocateli, giocateci contro, analizzatene pregi e difetti. Approfittate delle liste ideate da chi ha più esperienza, per esplorare il metagame in lungo e in largo. Per innovare occorre conoscere bene il proprio presente, ricordando che la realtà è differente dalla percezione che abbiamo di essa.